Nell’immaginario collettivo la lunga Guerra di Candia, quasi un quarto di secolo, è rappresentata in modo plastico dall’assedio della capitale dell’Isola di Creta, durato poco meno dell’intero conflitto. È d’altronde proprio l’incredibile resistenza della piazzaforte a dare sostanza alla volontà veneziana di continuare a combattere. Perché se fosse caduta in modo rapido, come sperato dagli ottomani, si sarebbe ripetuta la situazione di Cipro, più di un secolo prima: la conquista integrale dell’obiettivo dichiarato avrebbe spianato la strada all’accomodamento diplomatico sulla base del fatto compiuto. Strategia ben nota e praticata ancora oggi da qualunque potenza a vocazione imperialista.

La resistenza di Candia, dunque, è il perno attorno al quale ruotano tutte le vicende di questo conflitto che, per intrinseche caratteristiche, proietta sino al presente le sue conseguenze, permettendoci di meglio comprendere l’attualità attraverso la lezione del passato. Rappresenta anche uno spaccato formidabile di una civiltà, quella europea del Seicento, in cui maturano valori che diventeranno fondamentali per la società europea e che, in virtù del dominio di questa sul Mondo nei secoli successivi, plasmano l’intera dimensione culturale del Pianeta così come lo conosciamo.

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