Vinigo, la Scala del Tempo
Un sessantenne in fuga da Pandemia, Guerra e da se stesso; una giovane donna dalla vita complicata e con un pesante segreto; il loro incontro a Vinigo, ai piedi del Monte Antelao in val Boite: qui passato e presente s’intrecciano di continuo, costringendoli a confrontarsi con una realtà dove nessuno è mai come appare. Neppure loro. Perché chiunque è sempre anche il proprio sosia e tale duplicità non si esaurisce, ma si riproduce senza soste lungo la Scala del Tempo.
Il coraggio degli Antichi Veneti
L’avventura- L’epopea- L’eredità perduta
Helvetia Editrice
ISBN 978 88 95215 22 8
Il coraggio degli Antichi Veneti è un romanzo e dell’opera d’invenzione ha struttura e natura dei protagonisti, L’avventura- L’epopea – L’eredità perduta, però, è una trilogia che dalla Storia non deriva solo lo spunto iniziale, e lo sfondo su cui si svolgono gli eventi frutto della fantasia dell’autore, bensì cerca di trasformare proprio lei, la Storia, nel vero soggetto della narrazione. Il risultato finale è un volume che presenta diversi piani di lettura.
Innanzitutto umano e psicologico. Numerosi e vari sono i personaggi che pensano e agiscono, ognuno di loro con proprio carattere e vissuto, da qui un universo di sentimenti forti, amore, amicizia, odio, generosità, affrontati e declinati con molte sfumature. Questi si manifestano in un contesto di esperienze, valori, attese, delusioni, sconfitte e vittorie.
Esiste, poi, una particolare dimensione comunitaria in cui i singoli rientrano e si riconoscono in un continuo scambio, materiale e morale.
La ricostruzione storica è, per quanto possibile, rigorosa e aderente alla realtà verificata, anche per quanto riguarda l’ambientazione geografica, così lontana da quanto si può vedere oggi.
Infine, il libro torna sulle tracce del Mito, considerato non tanto quale insieme di favole e leggende quanto per il suo valore di strumento per penetrare la dimensione spirituale del mondo antico. Veneto e non solo.
Esiste un filo rosso che lega i protagonisti del bronzo finale e della prima età del ferro a quanti percorrono oggi le vie di questa singolare “terra d’acque”: fatto con pochi paragoni al mondo e anche solo per tale motivo meritevole di essere compreso e valorizzato.
L’invenzione del narratore è intervenuta a saldare i frammenti lasciati slegati dai capricci della Storia e per disegnare, allo stesso tempo, i caratteri di personaggi in cui le parole hanno cercato di infondere lo spirito indomabile di un popolo, i Veneti Antichi, famoso per i suoi “bei cavalli”: non a caso simbolo, ieri e oggi, d’intelligenza, sensibilità, bellezza, nobiltà d’animo, tenacia e forza di volontà…
Flagellum Dei? Il fuoco degli Unni
romanzo Studio LT2 edizioni
ISBN 978-88-88028-12-5
Emozioni per domani, il romanzo dell’Europa. Realismo magico e ricostruzione storica in una vicenda che si rincorre di continuo tra passato e presente perché conoscere significa “proiettare il film della storia sullo schermo del futuro”.
Chi è Antonio Altavilla, residente a Roma al numero 42 di via Teatro di Marcello? Il giornalista e scrittore di viaggi, l’uomo razionale e materialista del XXI secolo che crede oppure un cronovisore di carne, un’autentica macchina del tempo in cui ciò che è stato rivive trasformato in un caleidoscopio di suoni e immagini?
Flagellum Dei? già nel titolo svela il filo conduttore della vicenda, la campagna di Attila in Italia nell’anno 452 d.C. In quella primavera, i popoli della federazione riunita sotto lo scettro del re unno lasciano la pianura in cui scorre il fiume Tissa/Tisza, affluente del Danubio, con l’intenzione d’invadere la Penisola. Ogni singolo guerriero ha le sue personali motivazioni, spesso divergenti e talvolta in aperto contrasto con quelle del sovrano. Varie come le reazioni degli italici in lotta contro il tempo per fermare l’attacco.
Questo l’ambito geografico e storico della narrazione. Flagellum Dei? però resta un romanzo con un protagonista contemporaneo, Antonio Altavilla. Venezia recita una parte importante, perché qui, nella città nata dalla distruzione da parte degli unni di Attila della romana Altino in riva al fiume Sile, si colloca l’atto conclusivo della storia.
Scettico convinto dell’esistenza solo di quanto può toccare con mano, Antonio Altavilla finisce risucchiato dal lato invisibile della realtà, quello per cui “non sempre le cose sono come appaiono”. Lungo le anse del tempo incontra un mondo sconosciuto, quello della tarda antichità pronta a diventare MedioEvo. E soprattutto entità intessute a dipinti e decorazioni di un antico palazzo veneziano. Ogni unità è sempre “armonia di contrari” perché… tutto scorre.
Il fulmine e il ciclamoro, l’eredità perduta degli Antichi Veneti
di Federico Moro, Mazzanti Editori (Venezia)
ISBN 978-88-88114-83-5
Sfarinata lungo la Penisola l’antica conoscenza dei primi abitanti d’Italia aspetta chi la riporti alla luce. Di quei popoli oggi si è quasi perso il ricordo, ma la loro cultura è stata raccolta, assimilata e perfezionata dall’opera unificatrice di Roma.
La figura araldica del ciclamoro, anello perfettamente rotondo, rappresenta bene la natura di una civiltà per cui “la via in su e la via in giù sono una e la medesima” in quanto “tutto scorre” là dove “il divino è giorno e notte, inverno ed estate, guerra e pace, sazietà e fame…” Ad accendere il mistero della vita, l’esplosione improvvisa e imprevista del fulmine. Dall’Uno al Molteplice che si risolve di nuovo nell’Uno in una sorta di ineluttabile, “eterno ritorno”.
Una civiltà quella antica travolta dal collasso del suo bastione politico, l’Impero di Roma. I sopravvissuti al naufragio hanno occultato frammenti di conoscenza proprio là da dove essa proveniva. Vale a dire nei luoghi sparsi per l’Italia che l’avevano vista germogliare… nell’attesa del “fulmine” capace di risvegliarla.
A trasmetterla, secondo un’ininterrotta catena iniziatica, i custodi dei segreti di quella che possiamo chiamare Schola Italica.
Questo il nocciolo significante di un romanzo in cui l’azione è presente almeno in misura uguale al contenuto e si basa su quanto di storico è rintracciabile nelle fonti, integrato dalla fantasia verosimile dell’autore per le parti non altrimenti ricostruibili. E altrettanto numerosi e caratterizzati sono i personaggi, alcuni reali altri d’invenzione, in continuo movimento attraverso diversi piani temporali, dal presente al passato più remoto. Senza mai dimenticare che nelle vicende umane “la via conta quanto la meta”
La custode dei segreti, l’epopea degli antichi Veneti
romanzo, Edizioni Helvetia (ISBN 88-88075-43-7)
Un giorno come un altro a Lagole, cittadina veneta nell’alta valle del fiume Plavis (Piave). O dovrebbe esserlo… perché sulla strada che conduce ai passi alpini viene compiuta una strage. Ventidue uomini sono uccisi per rubare un carro di merci dirette al porto adriatico di Altinum (Altino).
Cosa trasporta il carro? Per quale motivo il capo religioso e politico di Lagole, il Gran Sacerdote Pedeo, invoca subito provvedimenti straordinari? Quali sono i segreti degli antichi Veneti?
Toccherà a un giovane romano, Lucio Decio Mure figlio del console Publio, appena giunto a Lagole, svelare i retroscena di una catena di delitti provocati dalla lotta per la supremazia in Italia tra Etruschi, Sanniti, Celti e Umbri da un lato, Romani e Veneti dall’altra.
Ma non è più tempo di schermaglie diplomatiche, lo scontro è ormai sul terreno militare e pur di ottenere la vittoria si ricorre a qualunque mezzo. E il tradimento fa parte di questa che è ormai guerra senza limiti.
Un giallo a sfondo politico ambientato sul finire del Terzo Secolo a.C. dove l’invenzione narrativa si sposa a una rigorosa base storica… anche nelle parti, come la ricostruzione della città-arcipelago di Altinum, la progenitrice di Venezia, dove la fantasia dell’autore cerca di integrare il dato archeologico disponibile. Ma anche e soprattutto un romanzo di valori etici in cui la ricerca di libertà e giustizia si mescola in modo inestricabile a coraggio, viltà, amore e amicizia nel contesto dell’agire dell’uomo. Sempre necessario, inevitabilmente ambiguo, perché soggetto a compromessi.
La custode dei segreti, infine, rappresenta l’ideale continuazione del primo romanzo ambientato dall’autore nello stesso periodo tra gli antichi Veneti, vale a dire La voce della Dea di cui il lettore ritroverà molti dei protagonisti.
L’Oro e l’Argento- Venezia noir
di Federico Moro, Supernova Edizioni srl
ISBN 88-88548-41-6
La latitudine è un destino: quello dei Ferialdi è di non poter dimenticare l’Italia, non si sfugge mai alle proprie responsabilità.
Nella Venezia di oggi, punto d’incontro e di conflitto tra persone e culture diverse, il ritorno di Bruna Ferialdi non è una libera scelta. Le ragioni che lo provocano affondano nel passato, anche se trovano la loro spiegazione in un drammatico presente.
Un romanzo noir, che mette in primo piano l’eterna ambiguità del comportamento umano sullo sfondo delle nuove realtà in guerra, un romanzo d’azione, in cui i fatti sono tuttirigorosamente documentati: questo vale anche per quelli a prima vista più urtanti per la nostra razionalità. Tratti dalla cronaca odierna e montati secondo le sequenze funzionali all’invenzione narrativa, gli eventi di L’Oro e l’Argento si offrono al lettore con l’immediatezza delle vicende vere.
La Voce della Dea, l’avventura degli Antichi Veneti
di Federico Moro, Edizioni Helvetia (Spinea)
ISBN 88-88075-22-4
Lo spunto è offerto da una notizia di Tito Livio. Lo storico patavino racconta nel libro X° della sua Storia di un’incursione a scopo di razzia da parte di mercenari Greci e Galli a danno dei Veneti. L’episodio non è confermato, né da altre fonti, né da qualche evidenza archeologica, tuttavia s’inserisce in quel contesto culturale che, durante il principato di Ottaviano Augusto, cercò di accreditare la teoria di una derivazione di Roma dalla Troia distrutta dagli Achei. In ambito veneto questo produsse la leggenda dello sbarco alle foci del Brenta, allora Meduaco, del fuggitivo Antenore e degli Enetoi di Paflagonia. Mito tanto resistente da attraversare i secoli e trovare nuovo impulso nella Padova umanistica di Marsilio Ficino.
In La voce della Dea tale insieme di leggende viene collegato al dato storico della presenza nella Pianura di Euganei prima, Reti e Veneti poi, uniti dal culto riservato a una misteriosa Dea Madre: la Pora degli Euganei diventata Reitia presso i Veneti. Divinità il cui Santuario principale si trovava ad Ateste sulle rive del fiume Atesis, l’odierno Adige. Il romanzo scandaglia questo lontano passato, ricostruendolo, fin dove possibile, con scrupolo e fedeltà. Soprattutto, cerca di farsi interprete del mito, divenendo esso stesso parte dell’epos, per ricordare la fondamentale importanza non solo della conoscenza, ma della sua valorizzazione. L’assunto è che l’importanza della Storia risieda proprio nella capacità di conservare e trasmettere l’universale.
La voce della Dea si presenta pertanto come romanzo sui valori intangibili, quelli non suscettibili cioè di alcuna trattativa né concessione, quali libertà, giustizia, necessità dell’azione, fondanti l’identità di un individuo (io sono, valgo, voglio) e di una comunità. La memoria qui non è mai nostalgia, ma ricerca, conservazione e trasmissione di tali valori sulla base di due assunti chiave: che maggiore di ogni ostacolo e paura c’è il coraggio del singolo e che essere forti non significa non cadere, ma rialzarsi. Questa l’ambizione de La voce della Dea, che ha cercato di coniugarla con le esigenze di scorrevolezza e i ritmi propri di una vicenda incentrata sull’azione.
Da sottolineare, infine, per quanto riguarda l’ambientazione, l’aspetto del paesaggio, ricostruito a partire dalle informazioni disponibili per l’epoca, ma con l’intenzione di farne un vero e proprio personaggio della storia narrata.
Donne all’Asta, intrighi veneziani
di Federico Moro, Supernova Edizioni srl
ISBN 88-88548-03-3
Una serie di misteriose sparizioni di giovani donne, l’improvvisa fortuna di un’emittente televisiva in bancarotta, l’ambizione di una giornalista in cerca del successo professionale, l’amara delusione di chi si ritrova ai margini della società senza neppure essersene reso conto… sullo sfondo dei vertiginosi cambiamenti, del formidabile arricchimento, ma anche delle incertezze e dei dubbi provocati proprio dai grandi risultati ottenuti. É il quadro di Donne all’Asta, intrighi veneziani, un romanzo costruito a partire dalla cronaca reale degli ultimi anni con l’ambizione di offrire uno spaccato della parte più dinamica dell’Italia contemporanea: il NordEst.
Il libro affronta senza retorica gli aspetti positivi e negativi del “Miracolo”, seguendo il filo rosso di una poetica incentrata sulla ricerca dei Valori Intangibili, vale a dire dei fondamenti non soggetti a trattativa alla base dell’identità di individui e società. La loro conservazione e trasmissione si rivela di vitale importanza, specie alla luce di una concezione della conoscenza intesa come cultura suscettibile di diventare stile di vita. La Memoria, dunque, non quale luogo della Nostalgia dell’Ipotetico, ma sede d’elezione dei Valori Intangibili.
Tutto questo, comunque, avviene nella trama di una storia d’azione, ricca di personaggi e colpi di scena, dove avvenimenti e individui s’intersecano secondo un disegno destinato a condurre il lettore fino all’imprevedibile finale.