Premessa necessaria, anche se forse inutile per quanti mi seguono: per me Venezia è già Futuro, perché per storia, civiltà, potenzialità rappresenta il miglior laboratorio presente di quanto sarà domani. Infatti è bella, sostenibile, inclusiva, Porta sul Mondo e Ponte tra Mondi. Ha quindi tutte le caratteristiche necessarie a incarnare il modello di spazio sociale ideale. Se questo oggi non accade è perché potenzialità ed energie sono imprigionate. La Rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale, però, rappresenta l’occasione irrinunciabile per liberarle.
Chiarisco ancora una volta che per Venezia intendo come minimo l’intera dimensione dell’attuale Città Metropolitana, ma tendenzialmente quello che secondo una certa interpretazione viene indicato quale “bacino scolante”: in Laguna, ovviamente. Ciò significa uno spazio che, per chi ha la mia età, richiama il brutto acronimo Pa-Tre-Ve. Usando un’espressione cara all’Età di Mezzo e facilmente comprensibile per chiunque ne frequenti la Storia, specie se è anglo-sassone o comunque d’Oltralpe un po’ meno per i medievisti nostrani, Venetia Maritima. Perché non c’è dubbio che l’attuale Regione del Veneto sia un’invenzione amministrativa composta da almeno tre realtà dalle vicende e gli interessi collidenti: Venetia Maritima, appunto, cioè la costa; Terraferma, da Vicenza a Verona con l’appendice del Polesine; Ladinia e cioè l’area montana. Volendo rimettere ordine nel disordine creato da poteri poco interessati alle esigenze locali, Impero d’Austria e Regno d’Italia, il primo passo non può che essere rappresentato dal prendere atto delle diversità esistenti, quindi:
- Venezia (Venetia Maritima) deve separarsi dalla Terraferma e dalla Ladinia, perché natura anfibia, cultura marittima, cosmopolitismo, proiezione internazionale ne fanno naturalmente una Metropoli del Mondo. Invece, da tempo è vittima di una deriva che ne devasta la Storia, la sfrutta come vetrina e la occupa, impoverendola e svuotandola di abitanti. La soluzione è che la Venetia Maritima si trasformi in Provincia Autonoma sul modello di Bolzano, con gli stessi poteri e identico controllo sulla ricchezza prodotta dal territorio (lo stesso, ovviamente, dovrebbe accadere con Terraferma e Ladinia), sciogliendo una Regione che non ha alcuna capacità di fornire risposte ai problemi perché vincolata a troppi interessi contrastanti;
- Venezia (Venetia Maritima) deve tornare il Polo Logistico Integrato del passato, dove nave, aereo, treno, strada connettono rotte marittime, fluviali e assi viari facendone snodo commerciale e centro di mercato: la Manifattura non può che essere quella di supporto al Polo Logistico e alla realtà urbana, quindi indirizzata alla produzione di energia in forma sostenibile e di merci secondo le modalità tecnologiche più avanzate, cominciando con la Manifattura Additiva delle stampanti 3D dei FabLab per finire con la cantieristica;
- Venezia (Venetia Maritima) deve trasformarsi in un Centro di Ricerca scientifico-tecnologico-del sapere, integrando le università, i laboratori e i ricercatori in un circuito virtuoso, capace di generare nuova conoscenza, invenzioni e applicazioni che siano il volano per crescita sostenibile, nuova occupazione qualificata, produzione di cultura e recupero del passato secondo un processo circolare che si autoalimenta;
- Venezia (Venetia Maritima) dev’essere ri-regolamentata, ripopolata e le norme devono favorire i residenti, ponendo un freno al dilagare della pura rendita parassitaria, quindi bloccando i cambi d’uso delle abitazioni in locazioni turistiche ovunque nel territorio della nuova entità autonoma e sospendendo le aperture indiscriminate di strutture ricettive di ogni tipo, procedendo se necessario alla revoca di licenze già concesse: questo rimetterà sul mercato abitativo immobili oggi sequestrati dalla rendita e permetterà la rigenerazione del tessuto sociale. Il quale trarrà forza da appositi interventi tesi a favorire la vita quotidiana oggi penalizzata dall’assenza di tutele per gli abitanti;
- Venezia (Venetia Maritima) dev’essere liberata dalla pressione dei traffici illegali, qualunque sia la loro origine e destinazione. Perché questi producono flussi di ricchezza che si riversano sull’intero tessuto sociale, intossicandolo in maniera irreversibile. I molti problemi di sicurezza che interessano l’intera area oggi metropolitana derivano dall’incapacità di rimuovere le cause sociali che li alimentano e dall’inefficacia di un’azione di controllo/repressione con ogni evidenza episodica, perché votata a conquistarsi i titoli della stampa anziché a incidere in forma permanente sui fenomeni.
Punto di partenza dev’essere la considerazione che la vera ricchezza di ogni luogo sono i suoi abitanti, perdendoli si condanna a morte qualunque Città. Storica, Metropolitana, Autonoma che sia. Serve creatività, occorrono volontà e concentrazione, ma il momento è adesso. Mai come oggi la rivoluzione tecnologica ha lasciato immaginare di poter cambiare il corso degli eventi. Bisogna agire, abbiamo tempo, ma sarebbe un delitto sprecarlo.