Riparto da un mio recente articolo su Luminosi Giorni, che tante polemiche ha sollevato, per concludere il discorso sulla battaglia di Lissa
Fonti:
1- Österreichissches Staatarchiv, Kriegsarchiv, Kriegsmarine, Marine Zentral Archiv,
fondi: Hafenadmiralat Triest, Seebezirkskommando Triest, Marine Truppen Inspektorat,
2- Wiener Zeitung, 23-07-1866, seite 2 (Kriegschronik),
3- Die Operationen der Österreichissches Marine Während des Krieges 1866 und die Seeschlacht bei Lissa, Wien 1866.
4- Letter from Tegettoff to baroness Emma Lutteroth (wife of prussian consul Triest), Fasana, nd., June 1867
Bibliogafia essenziale:
1- A.E. Sokol, The Imperial and Royal Austro-Hungarian Navy, Annapolis, Maryland,United States Naval Institute, 1968,
2- L. Sondhaus, The Habsburg Empire and the Sea. Austrian Naval Policy, 1797- 1866, West Lafayette, Indiana, Purdue University Press, 1989,
3- C. Reichl-Ham, Le origini della Marina Austriaca, www.marina.difesa.it/conosciamoci/editoria/bollettino/Documents/…/04_reichl.pdf.
Comandanti Nave
Flotta
von Tegetthoff Ferdinand Max
Prima divisione
Von Sterneck Ferdinand Max
Faber Habsburg
Von Wiplinger Juan de Austria
Von Gröller Kaiser Max
Barry Prinz Eugen
Moll Drake
Kern Salamander
Seconda divisione
Von Petz Kaiser
Millossich Schwarzenberg
Klint Novara
Von Aurbammer Radetzky
Pitner Donau
Daufalik Adria
Florio Friedrich
Eberle Hum
Calafatti Seehund
Von Wickede Dalmat
Altri
Herzfeld Velebich
Hölting Reka
Ungewitter Streiter
Kielmansegge Wall
Spinder Narenta
Masotti Kerka
Deftrreicher Elizabeth
Kronowetter Greif
Adrario Lucia
Lund Hofer
Von Henriquez Triest
Lang Volcano
Wimpffen Stadium
La parola tedesca per “timoniere” è steuermann: così vengono definiti, a bordo della Ferdinand Max, Kerkovich al quale Von Sterneck, in quanto comandante della nave, ordina di speronare la Re d’Italia di Faà di Bruno, immobilizzata da un errore di manovra, e Franz Seemann, secondo timoniere ( cfr. Die Operationen der Österreichissches Marine Während des Krieges 1866 und die Seeschlacht bei Lissa, Wien 1866, p. 27). Nessun Vincenzo Vianello a bordo della Ferdinand Max, dunque, bensì Kerkovich e Seeman, in quanto marinai, Von Sterneck il loro comandante. Von Tegetthoff, comandante della flotta, non dà l’ordine di speronare, né nessun altro ordine di manovra. Non parla in veneto. Come tutti gli ufficiali a bordo si esprime nella lingua ufficiale della Marina dal 1848 e cioè il tedesco (cfr. A.E. Sokol, The Imperial and Royal Austro-Hungarian Navy, Annapolis, Maryland,United States Naval Institute, 1968, L. Sondhaus, The Habsburg Empire and the Sea. Austrian Naval Policy, 1797- 1866, West Lafayette, Indiana, Purdue University Press, 1989, C.Reichl-Ham Le origini della Marina Austriaca, www.marina.difesa.it/conosciamoci/editoria/bollettino/Documents/…/04_reichl.pdf).
C’è un Vincenzo Vianello, ferito e decorato, timoniere di II classe, ma si trova a bordo della Kaiser, Seconda divisione, comandante Von Petz. La notizia così diffusa e ripetuta anche di recente sia lui il timoniere e/o in comune e/o alternativa Tommaso Penso, della Ferdinand Max, pertanto, è falsa.
Gli evviva lanciati dai marinai austriaci al rientro in porto sono per la notizia della nomina di Von Tegetthoff a vice ammiraglio e nessuno riporta alcun “W S.Marco!” ( cfr. tra gli altri Die Operationen der Österreichissches Marine Während des Krieges 1866 und die Seeschlacht bei Lissa, Wien 1866, p. 30). La notizia relativa al “W S.Marco!” con lancio di cappelli a bordo della Ferdinand Max nel momento dell’affondamento della Re d’Italia, pertanto, è falsa.
“Behind wodden walls beat hearts on iron” (cfr. Letter from Tegettoff to baroness Emma Lutteroth, wife of prussian consul Triest, Fasana, nd., June 1867), da tradursi “Dietro a muri di legno battono cuori d’acciaio”, è scritta da Von Tegetthoff nella lettera alla baronessa Von Lutteroth a Trieste dall’ancoraggio di Fasana, vicino a Pola, prima di salpare. Si riferisce, quindi, a una considerazione relativa ai propri equipaggi e non a un confronto con quelli nemici. Anche la notizia “cuori d’acciaio su scafi di legno hanno battuto cuori di legno su scafi d’acciaio” e ogni sua variante, pertanto, è falsa.
A Lissa cadono 33 austriaci, i feriti sono 124 in totale, e 740 italiani, equipaggi della Re d’Italia e della Palestro affondate. Due le navi perdute dagli italiani, solo danni a bordo di quelle austriache. Difficile parlare di “catastrofe”, dunque, anche perché l’esito della, per altro modesta, battaglia fu del tutto ininfluente sul piano strategico.
Infine la composizione degli equipaggi austriaci. Assodato che la stragrande maggioranza, per non dire tutti a parte qualche rara eccezione, dei comandanti erano germanofoni, vale la sempre valida osservazione fatta da L. Sondhaus, The Habsburg Empire and the Sea. Austrian Naval Policy, 1797- 1866, West Lafayette, Indiana, Purdue University Press, 1989, p. 4 che riporto integralmente:
“At Lissa, roughly half of Tegetthoff’s eight thousand sailors were non-venetian italians from Triest, Istria, Rjieka and Dalmatia, another third were croatians, several hundreds (mostly machinists and gunners) were german austrians or czechs, and only six hundred were venetians.”
Vale la pena ricordare che Trieste, Gorizia, l’Istria interna e costiera da Fianona a Fiume, Fiume, Segna, la costa fin quasi a Zara, la costa dalmata da Makaraska a Ragusa (Dubrovnik) e da qui al limite delle Bocche di Cattaro, che rappresentava una piccola enclave, non sono mai state veneziane. E se sono appartenute alla repubblica Serenissima è stato solo per piccola frazione di tempo. Come Trieste e Fiume, per esempio. Quindi, se è pur vero che la popolazione locale si esprime, molto spesso, in veneto/italiano è per via della comune discendenza latina non perché ex sudditi veneziani. Pertanto, anche se imbarcati sulle navi della Österreichissches Kriegsmarine non hanno la minima ragione di gridare “W S.Marco!”. Infatti non lo faranno.